sabato 5 settembre 2009

11. Mongolia

La Mongolia occupa il tratto orientale di quel lungo corridoio stepposo che va dalla Manciuria all’Ungheria. È un luogo freddo e poco ospitale per gli uomini che vi abitano, i quali vivono di caccia e raccolta, almeno fino a 6 Kyr fa, quando iniziano a domesticare animali, che portano al pascolo. Sono pecore, capre, cammelli e buoi, ma soprattutto cavalli. Oltre ad essere il principale mezzo di trasporto, il cavallo costituisce un irrinunciabile aiuto per badare alle greggi e, intorno a 3 Kyr fa, finisce per rappresentare “il fondamento dell’economia della prateria” (MAN 2006: 37). Col passare del tempo, grazie all’invenzione della staffa, della sella, delle briglie e del morso, i mongoli acquisiscono una perfetta padronanza di questo animale, che sono in grado di cavalcare anche senza l’uso delle mani. Ben presto imparano ad usare l’arco per colpire prede e nemici a distanza, mentre sono seduti sul loro destriero che galoppa, e questa abilità basta a fare di loro dei formidabili cacciatori e guerrieri.
La guerra non richiede ai mongoli grandi investimenti, perché il loro armamento è lo stesso che essi usano nelle battute di caccia, il cavallo e l’arco, ma, a differenza della caccia, l’attività bellica richiede un maggior numero di uomini e una migliore organizzazione, che è difficile concretizzare per popolazioni abituate a vivere allo stato clanico e tribale. Insomma, i mongoli hanno un enorme potenziale bellico, ma non sono in grado di servirsene adeguatamente perché sono disuniti. Dovranno aspettare Gengis Khan per realizzare l’unità e compiere imprese memorabili.

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