sabato 5 settembre 2009

1. Aspetti generali

Rispetto ai popoli della Fertile Mezzaluna, il resto del mondo si trova in condizioni di inferiorità culturale, ma il ritardo è solo di ordine temporale, non qualitativo, mentre il tipo di sviluppo socio-politico è sovrapponibile.

1.1. La legge di Malthus: fra demografia e bisogni
Il principale fattore che sta alla base della nascita di un corpo politico è l’incremento demografico, da qualunque causa indotto. Via via che diventa più numeroso, un gruppo tende a frammentarsi e ad occupare nuovi spazi, le distanze fra i gruppi si accorciano e i contatti diventano più frequenti, facilitando gli scambi culturali e commerciali, si va sviluppando l’esigenza di produrre più risorse o sfruttare meglio quelle esistenti, il che conduce l’uomo alla scoperta dell’agricoltura, dell’allevamento, della metallurgia, dell’artigianato e del commercio, nasce l’esigenza di scoprire e conquistare nuove terre, ciò che favorisce l’affermazione di avventurieri, non importa se pacifici o armati.
Nasce anche l’esigenza di organizzarsi in modo sempre più funzionale, allo scopo sia di meglio produrre e distribuire le risorse, sia di poterle difendere da ogni possibile attacco, con conseguente costituzione di una gerarchia sociale e di un centro di potere politico e militare, che si incarna in un villaggio o città opportunamente attrezzati di grandi opere, come sontuose abitazioni, fortificazioni, impianti di approviggionamento idrico o vie di comunicazione.
In tale contesto è probabile che qualcuno inventi un sistema di scrittura, che dapprima si limita a funzioni amministrative, per poi estendersi in campo letterario (che esalta il potere), artistico (che definisce i simboli del potere) e religioso (che legittima il potere).
A mano a mano che l’incremento demografico procede, si creano nuove esigenze e si disegnano nuovi scenari, che sono sempre diversi e sfumati, dovendo tener conto sia della disponibilità delle risorse, sia dell’esistenza di immediati pericoli per la propria vita o di situazioni potenzialmente minacciose e temibili, e, fatto non secondario, della volubile ambizione dell’uomo.

1.2. La costituzione di bande armate
Più la popolazione è rada, meno è probabile che questi fattori riescono a manifestarsi: è la sovrappopolazione che agisce da starter e innesca dei meccanismi autoalimentantisi, che portano alla diseguale distribuzione delle risorse, di ingenti surplus, alla costituzione di piccole bande armate organizzate e senza fissa dimora che praticano la rapina e l’estorsione, oppure impongono la propria protezione in cambio di un tributo, ergendosi a protettori non richiesti della comunità. Ovviamente, la loro iniziativa viene presto imitata e, alla fine, avviene che numerose bande di malviventi si dividono un esteso territorio densamente popolato, vivendo alle spalle di altri, senza lavorare e senza dare molta importanza ai beni che estorcono, perché guadagnati senza fatica.
Questa situazione non è stabile perché mancano regole chiare e condivise, sia all’interno della banda, sia nei rapporti fra banda e popolazione soggetta (società di banda). Ogni capobanda stabilisce secondo il proprio capriccio le regole del reclutamento, l’ammontare del tributo da chiedere alle famiglie vessate e le pene da comminare ai renitenti. Il capobanda è costretto a imporre la sua autorità sui propri compagni con la forza e rischia in ogni momento di essere eliminato da uno più forte di lui. Un capobanda intelligente si preoccupa di lasciare alle famiglie il minimo per la sussistenza, perché è nel suo interesse mantenere in vita le persone che, tutto sommato, lavorano per lui, ed evita, nelle sue azioni di intimidazione, di impoverire l’ambiente, per esempio incendiando le colture o facendo strage indiscriminata degli animali, perché sa che, così facendo, danneggia se stesso. Un capobanda ottuso, invece, può lasciarsi trascinare dalle emozioni e abbandonarsi ad azioni distruttive, così da mandare alla rovina la comunità in cui vive e se stesso. I superstiti possono trovare il modo di riorganizzarsi, oppure vengono fagocitati da gruppi limitrofi. Nella società di banda domina il caos e l’anarchia e nessuno è sicuro di niente, tutto dipendendo dall’intelligenza dei capibanda.
Non sempre le bande rispettano i propri limiti territoriali e, a volte, si scatenano lotte fra bande, sia per riparare torti subiti, sia per la volontà di un capo di estendere la propria sfera d’influenza. Allorché queste lotte si estendono a molte bande e diventano croniche, monta il desiderio di porre fine ad una situazione che è percepita come insostenibile e, alla fine, clan e tribù possono unirsi sotto un capo comune, il quale può porre le bande sotto il proprio controllo e stabilire le sue regole di convivenza pacifica, ponendo così origine ad una «nazione» (nazionalismo fisiologico), oppure può tentare un’azione di conquista (espansionismo, imperialismo). Chi non ci sta può essere lasciato libero di andarsene a cercare fortuna altrove. Così, interi clan si allontanano dalla propria terra in cerca di nuovi spazi: li chiamiamo «avventurieri».

1.3. La nascita dei primi regni
Ora che hanno riconquistato la pace, quelli che rimangono si organizzano come meglio possono in un quadro socio-politico che è cambiato, soprattutto per la presenza di un capo comune o re o sovrano, che dispone una propria residenza, di propri funzionari e di una propria milizia, cui è riconosciuta l’autorità di imporre un tributo alle famiglie, secondo determinate regola di equità. Nel suo «palazzo» affluiscono beni in quantità tale da rendere possibile la sua funzione di amministratore e governante e anche da consentire un tenore di vita superiore alla media a lui, alla sua famiglia e alla sua corte. Ciò fa nascere la domanda di generi che chiamiamo di lusso (nel senso che non sono essenziali per la sopravvivenza), che non sempre sono disponibili in loco e richiedono la costituzione di attività commerciali, oltre che lo sviluppo di un artigianato.

1.4. Traffici commerciali
In risposta alla domanda di materiali per costruite edifici, templi, navi, fortificazioni e armi sempre più efficienti (legname e pietre, ossidiana e soprattutto metalli), generi alimentari (orzo, grano), animali o semplicemente generi da esibire (pelli, stoffe, oro, pietre preziose), si costituiscono squadre di mercanti adeguatamente attrezzate per affrontare un’impresa difficile e rischiosa, perché richiede l’attraversamento di territori in parte sconosciuti e potenzialmente ostili. Il rischio di essere assaliti da nemici è ridotto se si sceglie la via del mare, ma bisogna tener conto del rischio di naufragio. In ogni caso, è necessario che i mercanti si muovano in gruppi ben armati e tanto numerosi da potersi difendere in caso di attacco da parte di una banda, ma poiché non sempre è facile prevedere la consistenza e la determinazione dei possibili nemici, di fatto, anche i mercanti sono assimilabili agli avventurieri e sono esposti ad ogni sorte. A volte vengono massacrati e derubati di tutto, altre volte riescono a stabilire relazioni amichevoli con i gruppi che incontrano lungo il loro cammino, riuscendo a tracciare delle rotte commerciali relativamente sicure, che poi vengono percorse da altri mercanti, e così di generazione in generazione.
Sia che seguano rotte già tracciate, sia che ne tentino di nuove, i mercanti non solo procurano e scambiano merci di ogni tipo, ma acquisiscono preziose conoscenze sia sul territorio che sui gruppi umani, ed è grazie a queste conoscenze che, a volte, essi scelgono di creare insediamenti stabili in luoghi facilmente difendibili all’interno di regioni, anche molto remote, possibilmente popolate da gente debole e poco aggressiva.

1.5. Le prime colonizzazioni
Sono i prodromi della colonizzazione vera e propria che, generalmente, si attua sotto la spinta di gravi situazioni di crisi che si vengono a determinare nella madrepatria, per i motivi più svariati (carestie, calamità naturali, minacce esterne, eccessiva competizione fra gruppi della stessa popolazione o fra popolazioni diverse). In questi casi, interi clan abbandonano la loro terra e, mettendosi al seguito dei mercanti, raggiungono i loro remoti insediamenti, da dove cercano di estendersi fino ad occupare un territorio più esteso a danno delle popolazioni locali, che vengono allontanate o annientate, e a costituire una nuova patria, fatta ad immagine e somiglianza della patria che hanno lasciato.
Non sempre gli avventurieri riescono a condurre con successo le loro imprese, perché talvolta le popolazioni indigene, per difendersi dalla loro minaccia, si pongono sotto l’autorità di un capo comune e passano dalla società di banda alla società nazionale (nazionalismo difensivo), rendendo impossibile la costituzione della colonia e anzi eliminando ogni presenza straniera dal proprio territorio.
È impossibile descrivere tutti gli scenari che si rendono possibili dal diverso combinarsi dei fattori su menzionati e di altri (che abbiamo tralasciato per esigenza di brevità in questa sede, ma sui quali avremo modo di ritornare in seguito), nel periodo compreso fra 5,5 e 2,5 kyr fa. Per il momento ci basti ricordare le chiavi di lettura appena esposte, che ci dovranno fare da guida e da sfondo nelle storie che raccontiamo qui di seguito e che altrimenti rischierebbero di non essere adeguatamente comprese.

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